martedì 12 agosto 2008

Il risveglio di un poeta





Ce l'hai fatta, finalmente,

la penna è posata. E' terminata

l'immane fatica della mente,

non resta che sospirar, giornata su giornata.


Ci credi, ti convinci,

andrà bene, lo senti, piacerai,

già sta scritto che tu vinci,

e quanto ancora scriverai!


Hai svolto notte e dì, il tuo lavoro,

mettendoci impegno e gran fatica,

e ora aspetti il bronzo, o anche l'oro,

medaglia che ti giunge lieta e amica!


Ma forse solo gli atei hanno ragione,

che lassù qualcuno non ci ama,

è inutile pregar e far confessione,

perchè non ti giungeran né assoluzion né fama.


Iddio ti si presenta quel gran bel giorno,

sottoforma di editor o consigliere,

e d'improvviso ti giunge il vuoto attorno,

e scopri quanto inutili, furon le preghiere!


“Lei è in gamba, non siam bugiardi,

ma il nostro è un esercizio disgraziato!

Le consigliam di riprovar più tardi,

quando di più maturità sarà dotato!”


Sette, otto, o nove parole,

poche ma buone a metterci al tappeto!

E Noi, che ci crediam poeti o vati,

ci ritroviam all'ombra di un pineto,

dove la pigna fa solo il suo dovere,

ci sveglia dal torpor di un bel mestiere.