Ce l'hai fatta, finalmente,
la penna è posata. E' terminata
l'immane fatica della mente,
non resta che sospirar, giornata su giornata.
Ci credi, ti convinci,
andrà bene, lo senti, piacerai,
già sta scritto che tu vinci,
e quanto ancora scriverai!
Hai svolto notte e dì, il tuo lavoro,
mettendoci impegno e gran fatica,
e ora aspetti il bronzo, o anche l'oro,
medaglia che ti giunge lieta e amica!
Ma forse solo gli atei hanno ragione,
che lassù qualcuno non ci ama,
è inutile pregar e far confessione,
perchè non ti giungeran né assoluzion né fama.
Iddio ti si presenta quel gran bel giorno,
sottoforma di editor o consigliere,
e d'improvviso ti giunge il vuoto attorno,
e scopri quanto inutili, furon le preghiere!
“Lei è in gamba, non siam bugiardi,
ma il nostro è un esercizio disgraziato!
Le consigliam di riprovar più tardi,
quando di più maturità sarà dotato!”
Sette, otto, o nove parole,
poche ma buone a metterci al tappeto!
E Noi, che ci crediam poeti o vati,
ci ritroviam all'ombra di un pineto,
dove la pigna fa solo il suo dovere,
ci sveglia dal torpor di un bel mestiere.